Origliando qui e là

Interno sera. Giro per casa, cercando Adolescente

La trovo in camera sua al telefono, chiaramente in viva voce. Mi fa cenno dopo con la mano.

“Va bene, ti aspetto in cucina, Cenerentola”, l’apostrofo.

Sento sghignazzare dall’altra parte del telefono. “che forte, simpatica tua mamma”!

P2011: mia mamma non è simpatica. È sarcastica

Cara la mia Daria, visto da chi hai preso?!

per chi non la conoscesse: DARIA

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Il dolore richiede rispetto e silenzio.

Ho pensato molto se scrivere qualcosa sulla vicenda di Giulia.

Giulia nel 2023 è la 105a vittima di femminicidio in Italia*. Avete compreso bene: sono 105 le donne ammazzate finora nel 2023 in Italia. Banalizzando, calendario alla mano, circa una ogni tre giorni. Ma Giulia, Jessica, Daniela, Angela, Sofia non sono valori statistici, sono donne e sono vittime. Vittime di chi diceva di amarle, ancor più della vita. Con vita intendo la loro, non quella dei carnefici, sempre quella delle donne.

E’ difficile essere donne in questi tempi. Il peso del giudizio altrui e delle aspettative della società è schiacciante ed è riassunto benissimo dal monologo di America Ferrera in Barbie. Che si conclude con il magistrale: E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua

Già perchè qualsiasi cosa faccia una donna, ella sbaglia. E qui si arriva al nocciolo: perchè spesso dietro ad un femminicidio c’è una donna che ha provocato, una che ha reagito, una che non ha saputo denunciare, oppure che ha denunciato troppo tardi, fino al penoso “una scema che ha accettato l’ultimo incontro”. Superato solo dal “un tale comportamento del compagno verso la ex è originato da un rapporto simbiotico (o morboso dipende dai giornalisti) con la madre”.

La scelta delle parole, la narrazione sono importanti. Finché il ritornello non cambia, non cambia nemmeno la musica. E’ per questo che se il dolore richiede silenzio, la violenza richiede spiegazioni.

Spiegare ai figli maschi, che non è loro tutto dovuto, il valore del NO, il confine tra i propri diritti e i doveri verso gli altri, il rispetto sempre e comunque dei desideri altrui, della libertà altrui e dei confini segnati dall’altra persona, l’importanza del consenso e della condivisione. Ma soprattutto insegnare loro che a volte voler bene vuol dire lasciare andare, dire basta.

Quel basta che dobbiamo insegnare alle figlie. Basta quando vieni sminuita, data per scontata, quando vieni zittita, o controllata. Quando vieni limitata anche nelle piccole cose, come la scelta dei vestiti. Alle figlie spiegare che non esiste un ultimo appuntamento, un ultimo chiarimento. Perché spesso quell’ultimo incontro è proprio l’ultima cosa che fanno.

Invece, ho la certezza che Giulia non sarà l’ultima, ne verranno altre, ma spero saranno sempre meno, perchè educare ai sentimenti, è un percorso lungo e difficile, ma porterà i suoi frutti.

L’altro giorno un collega mi ha chiesto “se nella vita ho mai fatto qualcosa di importante per cui sarò degna di essere ricordata”. Era una domanda provocatoria, tesa al banalizzare la mia esistenza assolutamente normale. Di riflesso ho risposto no, non ho inventato la penicillina, non ho mandato satelliti nello spazio e non ho scritto un libro di cui le prossime generazioni citeranno passi a memoria, però sto dando il massimo per educare tre brave persone, che magari non saranno geni o scienziati, ma che saranno rispettosi del prossimo e, chissà, forse sapranno aiutare nel momento del bisogno sia le Giulia, sia i Filippo che incontreranno.

Due gigantesche scarpe rosse con tacchi a spillo costrette all’interno di una gabbia: l’installazione che la scultrice Anna Izzo ha donato alla Città di Capri

*L’articolo risalale al 20/11/23. ad oggi 25/11/23 le vittime sono aumentate. per saperne di più: ISTAT

ferro e forchetta

Interno cucina, ora di pranzo.

E2015 si getta sul suo piatto – spaghetti

WM: ma non riesci a mangiare composto?

Lo so sono pesante, ma è una delle fisse più fisse che ho: mangiare in maniera composta ed educata.

E2015: sono composto

WM: ma no, con le mani no! E poi come puoi mangiare gli spaghetti senza forchetta?

E2015- servendosi un bel boccone abbondante di pasta con le mani- : questa mano può esse ferro o può esse’ forchetta!

Non è ammissibile che non si conosca la citazione, ma per rinfrescarsi la memoria : qui

CHAT NOIR

Arriva come una bomba un messaggio della rappresentante di classe:

I bambini hanno creato una chat parallela, dove girano contenuti non consoni alla loro età.

Prendo L2013 da parte e chiarisco la questione.

“Sapevi che esiste una chat di bambini?”

“Sì, ma non ne sono parte. Io non ho un cellulare”

“Nemmeno X, Y e Z hanno un cellulare eppure erano dentro la chat”.

“Sì, ma hanno chiesto alle loro mamme!”

“E tu come mai non mi hai chiesto?”

“A te??? di mettere il tuo numero?”
Mi guarda negli occhi, prende un minuto e sospira. A lungo, come mia madre, quando ero piccola.

“Primo perchè non mi avresti mai permesso di utilizzare il tuo numero. Secondo, perchè anche se lo avessi dato, lo avresti silenziato e non l’avresti mai guardato!”.

Come darle torto?!

ne approfitto per condividere un decalogo molto carino sulle buone maniere di chat.

Articolo completo: https://www.davidefazzone.it/articolo-quattro/

Esorcista

Arrivano i moduli per il consenso informato all’udienza con psicologo durante orario scolastico.

Ligi al dovere, consegniamo ai ragazzi tutto debitamente firmato, senza preoccuparci troppo di spiegare.

E2015 prende il foglio, lo rigira tra le mani e con gli occhi grandi quanto due piattini da the, chiede allarmato: Ma io ho bisogno dello psicologo?

L2013 – da fuori campo- tu hai bisogno di un esorcista, solo quello può aiutare.