DESCRIVERE SENZA DESCRIVERE

Pronti per un compleanno di compagno di E2015, sulla porta lui mi fulmina con una domanda

E2015:Ma viene anche P?

WM: P chi?

E2015:Quella bimba cicciotella.

WM:ma cicciottella non si dice!

E2015: paffutella??

WM: nemmeno!

E2015:……morbidina?

Lo guardo in tralice, ma siamo in ritardo. Chiudo la porta e usciamo.

A metà tragitto, si volte e senza rancore mi dice: comunque per me cicciottella è una cosa carina. voi a me lo dite sempre.

A volte il peso alla parole lo diamo noi. E forse eravamo più furbi quando cantavamo con Loretta Goggi

BUona FINE E BUON INIZIO – le cose che non voglio dimenticare

Un altro anno è passato e tornando nei luoghi delle vacanze, mi accorgo di quanto siate cresciuti: vi mettete e togliete gli scarponi da sci da soli, senza adulti prendete la seggiovia e pure l’aperitivo.

Da un lato è una soddisfazione vedervi crescere e vivere ogni vostra conquista, dall’altro ci sono cose che di voi non voglio dimenticare e in questa serata malinconica le scrivo qui in ordine sparso.

Quando andiamo a scuola e saltiamo laghi, guadiamo i fiumi e cerchiamo di salvarci dalle rapide delle cascate. (Ci ricordassimo una volta l’ombrello!)

Quando spariamo dance anni ’90 in bagno e chi è dentro la doccia guida la coreografia

The floor is lava.

I baci all’entrata di scuola e quelli all’uscita, più forti ancora.

Le storie nei letti la sera.

Prendervi a spalle e correre, senza meta, ma velocissimi (!!!)

Le case costruite con stendino e lenzuola, i fortini di sedie e cuscini.

La magia dei biscotti di Natale per amici e parenti.

Cercare stelle con il cannocchiale

Cucinare la colazione di domenica mattina.

Quando mi prendete la mano per strada.

Il lettone, sempre e comunque.

I miei baci che guariscono dalle malattie.

Il vostro profumo

I piedi cicci che quando li misuriamo manca sempre “un pochino-pochino” a raggiungermi.

La magia di fare insieme l’albero di Natale, anche se poi sarò da sola a disfarlo.

Mi mancano già i bambini meravigliosi che siete, però non vedo l’ora di conoscere gli adulti altrettanto meravigliosi che diventerete. Buona fine e buon inizio, ragazzi!

Homeworks

Getting English homeworks done before dinner

E2015: Mum, if I’m British, I’m coming from?

Wm: if you’re French, you speak?

E2015: French.

Wm: and you’re from?

E2015: France

Wm: if you’re Spanish, you speak?

E2015: Spanish, from Spain.

Wm: if you’re British, you speak…

E2015: British!!

…A piece of cake!

Aspetta e spera

Ore 13.25 vado a prenderli a scuola e mi fermo a parlare con le mamme.

Esce L2013 e aspettiamo, aspettiamo.

L2013 mi tira per una manica, la tiro di rimando. “Un momento aspettiamo tuo fratello”.

Aspettiamo, aspettiamo. E io parlo, parlo.

Esce la classe di E2015 e io parlo, parlo. Vedo che escono tutti e la maestra si allontana.

Mi viene un colpo! E2015???

“L2013, dove è tuo fratello? Mi sono distratta! L’hai visto uscire?”

Allarmata comincio a guardarmi intorno, sto per andare dalla maestra a chiedere spiegazioni.

Mi ferma L2013: “Mamma!”

“Aspetta, ora cerchiamo E2015!”

“MAMMA! E2015 è a casa malato!”

“Come a casa?!” Cribbio, un’epifania: stamattina è rimasto a casa, non stava bene! La guardo stranita, “E non me lo hai detto?!”

“E’ mezzora che ti tiro per la manica per dirtelo, ma non mi ascoltavi! La prossima volta mi presterai più attenzione!”

Cornuta e mazziata

Inequivocabile

E2015: Penso di non piacere al nuovo compagno indiano

Wm: Ma come fai a dirlo?

E2015: Mi ha dato un biglietto

Wm: E cosa c’era scritto?

E2015: Eh non so, era nella sua lingua.

Wm: ecco! Vedi che sei sempre pronto a pensar male? Come fai a dire che non gli piaci?

E2015: Perché alla fine ha disegnato una cacca e di fianco ci ha scritto il mio nome.

CHAT NOIR

Arriva come una bomba un messaggio della rappresentante di classe:

I bambini hanno creato una chat parallela, dove girano contenuti non consoni alla loro età.

Prendo L2013 da parte e chiarisco la questione.

“Sapevi che esiste una chat di bambini?”

“Sì, ma non ne sono parte. Io non ho un cellulare”

“Nemmeno X, Y e Z hanno un cellulare eppure erano dentro la chat”.

“Sì, ma hanno chiesto alle loro mamme!”

“E tu come mai non mi hai chiesto?”

“A te??? di mettere il tuo numero?”
Mi guarda negli occhi, prende un minuto e sospira. A lungo, come mia madre, quando ero piccola.

“Primo perchè non mi avresti mai permesso di utilizzare il tuo numero. Secondo, perchè anche se lo avessi dato, lo avresti silenziato e non l’avresti mai guardato!”.

Come darle torto?!

ne approfitto per condividere un decalogo molto carino sulle buone maniere di chat.

Articolo completo: https://www.davidefazzone.it/articolo-quattro/

LE CHIAPPE CHIARE

Cose che ho imparato in una settimana al mare con i tre disperati:

  1. le creme solari con SPF inferiore a 50, non sono creme solari
  2. se ti fidi dei bambini, l’acqua non è mai fredda
  3. inutile portare un cambio costume, non lo userai mai
  4. spera però che il tuo costume di dieci anni fa regga: oggi hanno tutti le chiappe di fuori.
  5. la mole di vetrini che può contenere un secchiello è infinita
  6. se i tre dicono che con quel vestito sei ancora più bella, lo compri, anche se sembri una contadinella svizzera.
  7. a nessuno piace il fritto misto, finché non lo ordini tu
  8. gli adolescenti tornano bambini nelle onde
  9. la canzone “tutti al mare a mostrar le chiappe chiare” fa sempre ridere
  10. i vetrini blu non esist……

La maestra è confusa

In ufficio mi squilla il cellulare. CASA.

Sussulto, non succede mai.

WM: Pronto?

E2015: Ciao, scusa se che sei occupata, ma..

WM: Tutti bene? L’ansia di mamma sbotta.

E2015: Sì, ma sono preoccupato per la mia maestra.

Wm: In che senso? Mi allontano dalla postazione per cercare ci capire

E2015: Ha scritto come compiti fare scheda libro lettura sul quaderno blu, ma il quaderno blu è matematica.

WM: Eh… magari vuole farlo lì per poi fare altro.

E2015: Ci ho pensato, ma il quaderno blu è a scuola e poi .. quale scheda?

Wm: Eh, che ne so a scuola ci vai tu! Adesso devo andare stasera vediamo insieme.

E2015: Mamma, io non sono preoccupato non per il compito, ma per la maestra.

Wm: In che senso?

E2015: Eh! sembra confusa!

WM: Ci vediamo a casa.

Sta storia della maestra mi ronza in testa tutto il pomeriggio. E2015 preoccupato lo era davvero. Che sia successo qualcosa alla maestra?

Appena entro in casa la sera, mi corre incontro.

E2015: Mamma, meno male. Guarda, guarda tu stessa. La maestra non sta bene!

Mi allunga il loro tablet con aperta la pagina del loro gestionale scolastico.

Ad alta voce scandisco: SCHEDA LIBRO SU QUADERNO BLU.

Fatto! Mi risponde L2013 dalla sua stanza.

Mi viene un dubbio e noto che E2015 deve essere pervaso dallo stesso, poiché sgrana gli occhi e si rizza sulla sedia.

Osservo il cellulare.

WM: Hai guardato l’account di L2013. Non il tuo!

E2015: Ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

Wm: Ohhhhh un corno, ora devi ancora fare tutti i compiti!

E2015: Non importa, la mia maestra sta bene!

E parte correndo con un sorriso da orecchio a orecchio.

Marie kondo anche no

E’ notizia fresca fresca che pure la nostra Mariolona ha alzato le mani.

Ha detto basta.

Ha detto “non ce le faccio”.

Nella mia mente, appena letto il titolo dell’articolo, subito si sono affastellati (sì, cara la Maria “affastellati” in disordine, ammonticchiati casualmente, buttati lì, senza un precisa logica!) proverbi di ogni sorta.

La differenza tra il dire e il fare

Predicare bene e razzolare male

Nelle scarpe degli altri ci devi camminare

Etc…

Cosa è successo, cara la mia Signora del decluttering?

Tu che per anni hai indottrinato al riordino, inneggiando al less is more, andando avanti come un Panzer tedesco sul buttare/buttare/buttare. Tu che, gelida come una notte invernale al Circolo Polare, insistevi sul liberare la propria casa dagli oggetti con meticolosità quasi chirurgica.

Tu che sprezzante sentenziavi : “È più facile accumulare i vestiti che non accumulare i ricordi”, giudicando venali e materiali noi esseri umani che timidamente conserviamo foto di viaggi, oppure teniamo nascoste in fondo al cassetto le lettere del primo amore adolescente. Se poi abbiamo anche l’ardire di avere una collezione, Dio ci fulmini! Non importa cosa collezioniamo, dobbiamo comunque eliminare. (NdA Nemmeno i libri si sono salvati dalla tua furia, anche se mi sei rimasta più simpatica quando ho letto: “ Mettere in ordine i propri libri è il modo migliore per aumentare la propria capacità di provare gioia“).

Ora, cara Maria che hai avuto il terzo figlio, cosa ne pensi? Giri ancora come una anima in pena per casa cercando di mettere in ordine?

Hai ancora il tempo di dividere gli oggetti per famiglia e, soppesandoli in mano, chiederti se ti porteranno mai felicità?

In cuor mio ti auguro di no, perchè vorrà dire che questa famiglia, quella vera, ti ha coinvolto talmente tanto che hai smesso di dare importanza alle cose e hai cominciato a darne alle persone.

Eh già, perchè se da un lato è una ossessione accumulare cose, dall’altro trovo che lo sia anche il tuo metodo scientifico dell’eliminarle.

Cara Maria, da mamma di tre figli, con umiltà ti consiglio di tirare i remi in barca e lasciarti cullare dal casino, dal disordine, magari anche accettare qualche macchietta qui e là. Goditelo sto caos che regna sovrano, perchè passerà con la stessa repentina velocità con cui è arrivato e allora quando arriverai a casa e sarà tutto lindo, immacolato e ordinato, un po’ ti mancherà.

Ma se sarai fortunata, avrai accumulato tanti e tanti ricordi, che mischierai nella tua testa e poi prenderai in mano uno a uno, ricordandoti la gioia di questi giorni.

Cornelis van der Geest’s Kunstkammer in Antwerp during the visit of the Archdukes Albrecht and Isabella in 1615

o famigliarmente: la mia casa dopo un pomeriggio di gioco